NONNA CONVILIA
Questo post, offertoci da ROMY, parla da solo, io non mi sento di aggiungere altro a quello che è già stato scritto, vi posso solo consigliare di mettetevi comodi e aprite il vostro cuore per assaporare questo meraviglioso racconto.
Grazie Romy,
ti abbraccio
Panna
Vi presento la mia nonna: si chiamava Convilia. Ormai sono sette anni che non c'è più, ma non c'è giorno che io non le dedichi almeno un pensiero.
Era una donna forte,e un' instancabile lavoratrice.
Io le devo moltissimo: è anche grazie ai suoi sacrifici che la mia mamma ha potuto diventare professoressa, e che io una volta sposata, ho potuto comprarmi una casa: che lei però, purtroppo, non ha mai potuto vedere.
Lavorava come tata tuttofare presso una famiglia: in più, all'alba, andava a fare le pulizie nei bar: nonostante fosse quasi cieca dalla nascita, e mio nonno sia morto molto prima di lei, si è presa cura di sè ( e di noi ) per tutta la vita, e sin da ultimo, con grande forza di volontà e grande dignità.
Quando ero piccola, e i miei genitori lavoravano, stavo spessissimo con lei, e facevamo insieme lunghe chiacchierate, in cui mi parlava della sua infanzia e della sua giovinezza. Nonostante non avesse studiato, aveva il dono di saper raccontare così bene, che persone e fatto ormai sepolti sembravano tangibili e vivi, lì con noi.
Era chiarissima di pelle , ed aveva due occhi di un celeste così profondo che non ho mai visto; io non le somiglio per niente: ma l'altro giorno guardando una foto che la ritraeva giovanissima, ho scoperto una piccola eredità: le "puntine" del labbro superiore...e mi sono sentita felice!
Sia lei che il mio nonno erano dei veri amanti della buona cucina: a casa loro, fin da piccolissima, ho sempre mangiato di tutto: perfino lumache, anguille ed altri cibi poco "ortodossi" per una bambina, facevano capolino nel mio piatto con grande naturalezza; di questo sono molto felice, perchè questo approccio al cibo ha fatto di me una persona curiosa, assolutamente non schizzinosa, pronta ad assaggiare e ad apprezzare qualsiasi piatto.
Mi ricordo ancora le gare che facevano nonno e nonna, quando cucinavano: si punzecchiavano e si pituccavano sulla preparazione del sugo di pomodoro, che all' uno piaceva più grossolano, all'altra più cremoso. " Te fai le pomate! " la apostrofava nonno, da Livornese doc ; lei sbuffava e faceva spallucce " O Renzino, fattelo da te, se 'un ti garba! ", e si spintonavano, e ridevano, come due ragazzini: sono sempre stati molto innamorati, ed io, come buon augurio, ho scelto come fede di nozze...la fede di mia nonna!
Quando cucino, mi sento ancora protetta ed amata da lei, perchè uso i suoi attrezzi, che ho custodito gelosamente: il forchettone, il cucchiaione, il romaiolo, il mattarello, e molti altri ; tutti me la rammentano, e mi riportano alla memoria tanti bei ricordi. Anche se cucinava per me un po' di tutto, le frittelle di mele erano il nostro rituale.
In pompa magna, come se stessi officiando qualche sacro cerimoniale, prendevo le mele renette dal piatto posto sul frigorifero, e andavo nel salottino, dove, essendo una stanza molto fredda, nonna teneva le uova, che comprava al macello sotto casa.
Era tutta un'altra cosa: altro che portauova di cartone o di plastica: nella grande conca di ceramica, si ergeva una piramide di uova (o almeno, così sembrava a me, che ero piccolina! ): era bello scegliere quello che sarebbe diventato la mia merenda: quello più a punta o quello rotondetto? quello rossiccio o quello candido? E se dentro...magia... trovo due tuorli?
Scelgo dunque questa ricetta: è semplicissima, ma è veramente significativa, per me!
FRITTELLE DI MELE di nonna Convilia
Una mela renetta
farina
un uovo
birra
latte
sale, zucchero
Preparate una bella padella dal fondo spesso, con olio alto. In un piatto mettete qualche pugno di farina, un uovo, un pizzichino di sale e uno di zucchero, in più qualche cucchiaio di latte e di birra ( non vi do le dosi, tanto, come le fate le fate, sono sempre squisite! ) sino ad ottenere una pastella abbastanza densa.Tuffateci le mele sbucciate, private del torsolo e tagliate nel senso della larghezza a rondelle alte un dito . Senza sgocciolarle più di tanto, gettatele nell'olio ben caldo. Quando saranno pronte e ben scolate su carta assorbente , cospargetele di zucchero semolato o di zucchero a velo.
Tutto qua? Direte voi. Sì, tutto qua : eppure quando ripeto questa piccola magia , la sento ancora viva ,e vicina.
Etichette: L'album di Nonna Papera
6 Commenti:
Sei fantastica ... GRAZIE!
Mi hai fatto venire le lacrime agli occhi ... Un abbraccio ... Non aggiungo altro .. non voglio rovinare questo magico momento!
ops ... non mi sono nemmeno firmata!
Delizia
a wonderful tale! thank you...
smiles, bee
xoxoxoxoxoxoxoxo
ma che belle storie...le leggo in silenzio ed emozionata
si è vero leggere e basta!
ma che bellezza usare gli attrezzi di cucina della propria nonna! io non ho idea di dove siano finiti quelli della mia (che era una bravissima cuoca!)...
un racconto davvero commovente, grazie di cuore :)
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